La riforma della giustizia in Italia approvata definitivamente nel 2025 introduce cambiamenti strutturali importanti. Ecco cosa prevede in breve, con i punti chiave più rilevanti:
Cosa cambia in sintesi
- Separazione delle carriere: i magistrati giudicanti (giudici) e i magistrati requirenti (pubblici ministeri) seguiranno percorsi distinti. In pratica, la carriera e la formazione saranno separate fin dall’ingresso in magistratura, con due concorsi probabilmente distinti per le due direttrici professionali.
- Due Consigli superiori della magistratura: nasceranno due organi di autogoverno indipendenti, uno per la magistratura giudicante e uno per quella requirente. Entrambi continueranno a svolgere funzioni di valutazione delle carriere, promozione e gestione disciplinare nell’ambito della loro rispettiva categoria.
- Alta Corte: istituito un nuovo organo, l’Alta Corte, che coordinerà i due Csm e avrà competenze disciplinari, sostituendo gradualmente funzioni disciplinari che erano riunite nel Csm attuale.
- Modifiche costituzionali: verrà inserito nel testo costituzionale un nuovo articolo che sancisca la separazione tra le carriere e riconosca due tanto il Csm giudicante quanto quello requirente come organi di autogoverno; l’alta corte avrà ruoli di coordinamento e disciplina.
Implicazioni pratiche
- Percorsi professionali: dall’ingresso in magistratura all’assegnazione a uffici e alla progressione di carriera, le dinamiche di valutazione e promozione saranno separate tra giudici e pubblici ministeri. Questo implica una possibile differenza nei concorsi, nelle specializzazioni e nei criteri di avanzamento.
- Autogoverno: lo status di indipendenza e la gestione delle carriere saranno affidati a due organi distinti, con eleggibilità o nomenclature delle componenti laiche e togate che riflettono la nuova struttura.
- Struttura istituzionale: l’architettura dello Stato in ambito giustizia si modifica in modo significativo, con una ridefinizione dei ruoli di controllo, disciplina e coordinamento tra carriere, inclusa una figura di raccordo tramite l’Alta Corte.
Contesto politico e dibattito
- Il governo presenta la riforma come strumento per aumentare l’efficienza e l’indipendenza operativa dei magistrati, riducendo potenziali conflitti di interesse tra funzioni requirenti e giudicanti.
- Alcune analisi e dibattiti hanno focalizzato l’impatto pratico sui concorsi, sui percorsi di carriera e sull’effettiva efficacia di due Csm paralleli, nonché sulle modalità di nomina e sull’indipendenza degli organi di autogoverno.
Se vuoi, posso fornirti una sintesi ancora più dettagliata su ciascun punto, oppure mettere a confronto la riforma con lo status quo precedente, includendo le principali criticità emerse dai commentatori politici e dagli addetti ai lavori.
